Il nuovo volto dell'Hotel La Ponche a Saint Tropez dopo il restyling

2021-12-30 01:02:55 By : Ms. Sibikon Xiamen

Fabrizio Casiraghi ci è riuscito e ha immaginato il restyling dell'hotel La Ponche raccontandosi una storia

Il leggendario Hôtel La Ponche, nel centro storico di Saint-Tropez, fa parte di quel manipolo di alberghi iconici della Riviera: nelle sue 21 camere (di cui cinque suite) hanno dormito celebrità come Françoise Sagan, Brigitte Bardot, Gunter Sachs, Romy Schneider, Michel Piccoli, Boris Vian, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.

Ad agosto 2021, dopo otto mesi di lavori, l’hotel ha riaperto con il nuovo volto immaginato dall’interior designer Fabrizio Casiraghi e voluto dai nuovi proprietari Hubert e Nicolas Saltiel con Georges Saier.

L’intervento di restyling ha rivisitato gli interni dell’Hotel La Ponche senza intaccare lo spirito che alberga nei suoi ambienti da oltre ottant’anni: quel mix unico di dolce vita, ozio e informalità marina voluto da Simone Duckstein, la donna che trasformò in hotel lo stabilimento balneare costruito dai genitori nel 1938, teatro dei festeggiamenti dei pescatori di Saint-Tropez alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli anni Cinquanta furono quelli delle celebrità, che arrivavano in questo “piccolo paradiso” a bordo del Blue Train, in auto o in moto, e tra le stanze del La Ponche (che all’epoca erano solo otto) consumavano le loro storie d’amore certi della riservatezza e della spensierata complicità della proprietaria.

Intervenire su un hotel considerato mitologico è stata una sfida importante per Fabrizio Casiraghi: “quando mi affeziono a un posto come La Ponche – spiega – penso a una cosa sola: raccontare una storia. Ecco qui. È un uomo sulla quarantina, che vive a Parigi, nel 16° o 8° distretto. Eredita la casa di sua nonna. Ne farà una casa di vacanza per i suoi amici. Cercherà qua e là oggetti, poltrone, luci, senza secondi fini. Solo pensando al Sud, all’ozio, alla dolce vita. Un po' Capri, un po' Positano. Ma soprattutto Saint-Tropez. Gli anni del Pompidou, gli anni '60, il mare, le vacanze. Ogni oggetto che scelgo è il risultato di una riflessione lunga e complessa, perché la casa parla con loro. Nelle camere da letto non ci saranno più di uno o due quadri e, soprattutto, quello che ci piace trovare a fine giornata: una bella doccia, un buon sapone, un bell’asciugamano”. Più che un hotel, dunque, una casa vacanza al mare, in cui i quadri e la luce fanno da filo conduttore discreto di un intervento che ha voluto anzitutto rispettare l'anima di questo luogo.

L’atmosfera complessiva si intuisce già dalla reception, per la quale è stato scelto un pavimento a scacchiera in marmo bianco e nero, pareti avorio, deposito bagagli e reception con le tradizionali chiavi tonde in ottone. Le stanze, un tempo semplici ambienti con pareti imbiancate a calce e letti rivestiti di cretonne, sono rivestite in legno di noce americano bianco sporco, con pavimenti di piastrelle e, alle pareti opere di Jacques Cordier, primo marito di Simone Duckstein e litografie originali di Picasso. Le cornici in ceramica sono di Victor Levai, gli affreschi di Elvira Solana, i tessuti di Loro Piana e Pierre Frey. Tutte le ventuno camere portano il nome di illustri visitatori, compreso quello della prima proprietaria.

Un altro ambiente suggestivo è la terrazza piantumata dove fare colazione, pranzare o cenare fino a tarda sera con le proposte del giovane chef parigino Thomas Danigo: un piacevole menu mediterraneo incentrato sulle verdure locali, sul pesce del giorno e sulle proposte del mercato. Insomma, “nessun clamore, nessun piatto esagerato, ma una cucina incentrata sugli ingredienti e sul gusto.”