Intervistato in esclusiva da Il Corriere della Sera, Fabio Caressa ha ricordato di quando fece una figuraccia da telecronista: “Derby Roma-Lazio. Corner per i giallorossi. Rete. Grido come un pazzo nel microfono: “Bà-ptista! Juuulio Baptistaaaa, Baptista goool!”. Il guaio è che quel giorno avevo una postazione troppo bassa e dei giocatori, in quel momento vedevo soltanto le gambe. Non era il brasiliano ad aver segnato, ma Mirko Vucinic in calzamaglia nera, volevo sprofondare. Nei primi anni c’era un giocatore tedesco del Friburgo: tal Schwarzenopfeker, impronunciabile. Mi imballai alle prime sillabe: “Schwaz…Schwanz… Schwap…”. Ripresi fiato. “Beh, diciamo che quando questo qui smetterà di giocare noi telecronisti saremo più contenti”, conclusi".

Poi sul legame con Giuseppe Bergomi: "Una fratellanza assoluta. Lui molto lombardo, io il tipico romano, eppure tra noi c’è comunanza di anime. Ci conosciamo come nessuno. Io so che lui odia il formaggio e al ristorante avviso il cameriere, lui mi toglie le briciole dal maglione. Quando lavoriamo c’è simbiosi totale, stiamo incollati anche per 40 giorni, ma fuori ci vediamo pochissimo. Beppe è l’uomo migliore al mondo, gli affiderei la mia vita".

"Una volta in Sudafrica, il taxi che ci accompagnava in hotel uscì da Port Elizabeth e imboccò una strada di campagna. Ci lasciò davanti a una catapecchia con la piscina rotta. Salimmo in stanza. La porta sbatteva contro il letto, tanto era piccola, per aprire la finestra occorreva montare sul materasso. E non c’era il bagno. Vidi Beppe che attraversava la sala della colazione: nudo, con l’asciugamano in vita, sacramentando, mentre cercava i bagni comuni per fare la doccia" ha aggiunto Caressa. 

Infine, una battuta sul passato da calciatore: "Un pippone. Non posso nemmeno dire che purtroppo mi sono fatto male al ginocchio, perché il ginocchio era sanissimo, non ero proprio bono, manco in eccellenza".