Ciociaria in moto - Ep. 6 - Viaggi - Moto.it

2021-11-23 06:25:34 By : Ms. Rose Xu

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Questa estate luciferina non lascia molto spazio all'immaginazione. Noi, che stiamo programmando una visita ai Castelli Romani, partiamo subito dopo colazione: ci aspettano circa ottanta chilometri di autostrada, alla quale anche Giacomo ha dovuto dare il suo consenso. Se vogliamo raggiungerli dobbiamo fare necessità dobbiamo fare virtù. Anche perché lui e Anna non avrebbero saputo giustificare la loro vacanza agli amici di Brisighella e Faenza, i quali avevano annunciato che "li castelli" era la meta di questo viaggio al sud. Lungo il percorso il caldo schiaccia anche il mio navigatore, ma fortunatamente Babette ha preso in mano le operazioni e con il suo smartphone ci guida agevolmente verso Castelgandolfo, Città del Vaticano, ex residenza papale che Francesco ha aperto al pubblico. La visita comprende il palazzo, che evitiamo, e i giardini, che ci sorprendono: 20 euro per una visita guidata a bordo di una caddy car elettrica più adatta ai trasferimenti sui campi da golf ma che si adatta perfettamente alla visita di questa appendice verde di 55 ettari. a sud di Roma che lo Stato della Città del Vaticano ricevette in dono dall'Italia con l'accordo dei Patti Lateranensi che furono poi ratificati dal Concordato che regola i fluidi rapporti tra i due Stati.

L'audioguida e il nostro accompagnatore illustrano nel dettaglio tutte le aree del parco: origine e destinazione d'uso con tanti aneddoti relativi a questo o quel pontefice. Tenerli a mente è anche difficile perché l'incanto della vegetazione e del paesaggio prevale subito. Per me, che faccio fatica a distinguere un geranio da una primula, è come attraversare i bastioni di Orione.

A prendersi cura del parco ci sono 20 giardinieri che coordinano squadre di operai non solo per la potatura, ma anche per la coltivazione dell'orto e la cura degli animali che vengono allevati nel parco. Inaspettato quanto straordinario. Esattamente come il matrimonio che si celebra in chiesa e non solo a Castelgandolfo: tutta la piazza è teatro di questa cerimonia. Gli outfit maschili sembrano non tenere conto dei 40 gradi all'ombra di questo mezzogiorno in piena, mentre le minigonne vertiginose e le stole da matrona romana delle signore mettono a dura prova il buon gusto con colori accesi spesso indipendentemente dall'anagrafe e dal rito che sta officiando. Noi ragazzi guardiamo da lontano, ma per le ragazze questa piazza sgargiante è una miniera per lanciare veri anatemi su abiti, cappelli e acconciature che sfidano la legge di gravità. Ma basta allargare lo sguardo per capire che i marziani siamo noi: tutto il Paese sembra abituato a kermesse di questo genere. Anche i due anziani in canottiera traforata, braghette e ciabatte d'ordinanza che, con noncuranza, guardano il sagrato e sorridono. Sanno che tutto questo fa parte di un gioco che alimenta il business di tutte le attività commerciali della piazza e delle vie limitrofe. Castelgandolfo è anche questo.

Non è affatto facile fare il bagno nel Lago di Nemi. Ma ne vale la pena. Questo specchio d'acqua tra le verdi colline dei Castelli Romani è praticamente proprietà privata di una ricca comunità di pochi fortunati che abitano da queste parti di residenze patrizie affacciate sul lago e sulla spiaggia privata. Lo conferma anche un agente immobiliare di Frascati che viene a fare il bagno in pausa pranzo in una delle pochissime e minuscole spiagge pubbliche di Nemi. “Con il lockdown questa zona si è rivalutata in maniera impressionante. Molti romani hanno deciso di prendere casa qui, alcuni addirittura rinunciando a Roma». C'è da crederci. E non solo perché è un professionista e snocciola quotazioni come un agente di borsa. Il lago di Nemi è magnifico: una perla azzurra immersa nel il verde di queste colline apprezzato dall'aristocrazia ecclesiastica che qui ha costruito case fin dal XVI secolo.Caligola, invece, fece costruire sul lago due navi: una per pregare e ingraziarsi gli dei, l'altra per le feste , dove ovviamente le grazie erano di tutt'altro genere.Ciò che resta dei due vascelli è visibile nel Museo delle navi romane di Nemi che fu costruito per ospitarle dopo il loro ritrovamento sul fondo del lago ma che purtroppo fu danneggiato insieme al suo contenuto da un incendio nel 1944. Peccato, ma anche l'agente immobiliare dice che non ne vale la pena. Meglio stare in bagno. E non lo facciamo ripetere. Oltre a rinfrescarci, il bagno in il lago ha fatto impazzire l'intera truppa gry e tutte le strade gastronomiche portano a Genzano: “Dove cascate, cascate bene” ci assicurano. La trattoria dei Cacciatori sembra fare al caso nostro anche se non è un indirizzo per una semplice merenda: fettuccine fatte in casa, selvaggina, quaglie, pernici e vino dei Castelli vengono da noi festeggiate con un pranzo che comprende anche dolce, caffè e caffè creatore. Mandiamo le foto dell'actvagliamento a Cesare che ci risponde con un paio di corna e due facce rosse di rabbia e verdi di invidia mentre Marco cerca di inaugurare, almeno per questo viaggio, la sua carta di credito e di accorciare la linea rossa che si stende sotto il suo nome nell'app degli account. Si illude di prevalere e di passare nella fascia più rassicurante dei creditori ma Anna scuote la testa. Solo il ricordo della pernice appena mangiata gli ripaga della delusione. A tavola non si invecchia ma l'orologio batte le tre ed è ora di tornare a casa anche se il viaggio in autostrada non promette grandi emozioni. Stasera cena frugale e poi, appena si fa buio, naso all'insù alla ricerca delle stelle cadenti. Stanotte è la notte, nelle parole di Rod Stewart.

I 90 chilometri che ci separano da casa mettono a dura prova la nostra concentrazione e anche la nostra idratazione. Ci fermiamo lungo la strada per comprare un po' di frutta e ne approfittiamo per toglierci le giacche: una manciata di chilometri ci separa da casa e dalla doccia che alcuni di noi, una volta arrivati ​​a casa, fanno con il tubo dell'aria aperta. Congelato come un IceBucket. La bellezza di queste case di campagna sono anche i vicini. O meglio di terra. Forse attratto dalle signore ancora in vestaglia e con l'asciugamano a turbante per contenere i capelli bagnati, il pastore del campo sotto il Pozzillo, alle prese con il gregge e i cani, si avvicina al recinto che separa le due proprietà ma anche due mondi che non potrebbero essere più lontani. Quasi a fare gli onori di casa, il simpatico pastore racconta la sua giornata, i problemi con le pecore, l'importanza del cane per tenerle tutte insieme e soprattutto per proteggerle dai cinghiali che ormai sono una minaccia per mezza Italia e non solo alle pecore povere. Potrebbe bastare, ma il brav'uomo, solleticato anche dall'attenzione con cui Paola e Babette lo ascoltano, si avventura in una spericolata e improvvisata lectio moralis che passa dal gregge ai cani all'universo femminile. Le ragazze non apprezzano affatto l'audace iperbole del pastore che le invita anche loro alla festa danzante giù in paese e si slegano con grande grazia e senza imbarazzare il galante filosofo. Cala la sera, cadono finalmente le stelle e nella notte cadono anche un paio di cinghiali, infastiditi da due colpi di cannone che ci svegliano tra l'abbaiare di cani allarmati dalla presenza di predatori.

Il viaggio di ritorno inizia con oggi. Sono previste tre fasi. Per raggiungere la prima, Spoleto, bisogna tornare a Subiaco se si vuole evitare l'autostrada o in alternativa attraversare l'Abruzzo e allungare il viaggio. Poco male, la Subiacense ha un tracciato piacevole ed è anche occasione di passaggio dall'altopiano di Arcinazzo che prende il nome da Arcinia, una delle concubine dell'imperatore Claudio. L'altopiano a 850 metri sul livello del mare era infatti già conosciuto in epoca romana, come testimoniano i resti di una villa traiana e il suo sito archeologico. Siamo di passaggio per la seconda volta e apprezziamo il microclima paragonabile a quello delle Dolomiti insieme ad una vegetazione ricca di abeti, frutto dell'iniziativa di un biologo di Sua Maestà. Sir Walter Becker nel suo testamento, con un lascito, ha disposto la creazione di un vivaio di abeti che ora fanno bella mostra di sé insieme a lecci, faggi e querce che completano il quadro di questo angolo alpino nel cuore d'Italia . Nella breve sosta ci raccontano anche della fauna che abita queste terre, ma purtroppo il calvario di villeggianti e viaggiatori attratti dall'altopiano spaventa scoiattoli, tassi, volpi, istrici e persino cinghiali, che come abbiamo capito ieri sera preferiscono svelare se stessi con il favore delle tenebre. Il lago del Turano, seppur artificiale, è l'altra perla di questa tappa. La diga, infatti, poco a nord della Riserva del Monte Navegna e Monte Cervia è ancora immersa in un contesto naturale che riempie gli occhi e non è disturbata nemmeno dal turismo balneare che qui trova piccole strutture ricettive non invasive. Non ci soffermiamo, ma ammiriamo il panorama incantato dalla sella della bici. Spoleto, stiamo arrivando. Anche se il cartello di Rieti sulla strada attira la nostra attenzione.  

Secondo Anna e non solo lei, Rieti non vale una messa come Parigi, ma almeno merita una visita. Detto questo, ci troviamo nel cuore della città che già in epoca romana era considerata il centro della penisola, non potendo parlare dell'Italia dell'epoca. Nel Medioevo questa tesi si consolidò con la misurazione di alcune distanze: si stimava che Rieti fosse in linea retta a 52 miglia dall'Adriatico così come dal Tirreno; sull'asse nord-sud erano 620 le miglia che separavano l'antica Augusta Pretoria (oggi Aosta) dal Capo dell'Armi in Calabria. E al chilometro 310 c'era Rieti. Solo più tardi, a metà del 1600, fu individuato l'Umbellicus Italiae in piazza San Rufo dove oggi le insegne, ad uso e consumo dei turisti, dirigono e dove è mal collocato un discutibile monumento. La sua forma ricorda la base di una colonna e sebbene riporti la scritta "Umbellicus Italiae" in caratteri solenni, è usata come seduta oltre che per graffiti, se c'è un'ulteriore necessità di aumentare il tasso di cattivo gusto. A questo punto non possiamo non omaggiare la caciotta con qualche foto, come la chiamano da queste parti per sottolineare il sapore vagamente kitsch del monumento e l'evidente sproporzione rispetto alle dimensioni non esagerate della piazza. 

I tavolini all'ombra di un disco bar che sembra più in sintonia con la movida di Rio de Janeiro che lo spazio esterno di un bar del centro Italia sembrano offrirci l'occasione per commentare piazza e monumenti. Apprezziamo il ritmo sudamericano della musica che risuona fino in fondo e anche il succo di frutta che ci servono con tanto ghiaccio. Meno evidente è il bagno che sembra un set di un film di Freddy Kruger e gli avvisi acustici del bancomat dietro di noi. Ha riconosciuto Marco e la sua intenzione di fare un mini-campionamento? Non si sa nemmeno perché lo stesso Marco, spaventato, non si avvicini nemmeno. E per evitare grossi problemi, invita la motobrigata a sollevare le natiche dal sedile e ad appoggiarle sulle selle delle moto. 

Moto.it Quotidiano d'informazione motociclistica Reg. Tribù. Di Milano Num. 680 del 26.11.2003 © 1997-2021 CRM Srl PIva 11921100159