Colpo di calore Scicli

2021-12-30 01:00:54 By : Mr. kevin Xu

Accadde in uno dei pomeriggi torridi di una lunga e infernale estate. La spiaggia era discretamente affollata, nonostante le restrizioni emanate in tempo di Covid.

Il vento spirava da altre parti, visto che a Sampieri non si muoveva una foglia da giorni. La fornace bruciata di Pisciotto ardeva di nuovo in lontananza e questa volta per l’intensa calura.

Lei era sofisticatissima, i capelli neri ricci afro, pelle scura e non solo per un’abbronzatura ostinata. Un pareo multicolore le copriva tutto il corpo, allungato come quello di una sirena spiaggiata sotto un ombrellone isolato che tanto mi sapeva di miraggio.

Mi sedetti nelle vicinanze, stregato dalla visione del suo seno prosperoso, a stento contenuto in un risicato reggiseno. Lei finse di non accorgersi della mia goffa presenza. Così almeno mi parve di intuire dagli occhi sapientemente oscurati dagli occhiali da sole.

Speravo che mi dicesse qualcosa. E invece nulla. Il sole picchiava forte. Mi avvicinai alla battigia, lasciando nella mia postazione i sandali. Mi immersi nel mare fino alla cintola: un tuffo necessario e urgente per rinfrescare i pensieri caldissimi della mente.

Ritornai al mio posto di osservazione. La vecchia fornace ora era quasi scomparsa, una grossa sagoma la ricordava appena.

“E se riuscissi a rimorchiare quella dea?” Pensavo. Le avrei proposto una romantica passeggiata proprio là, alla fornace di Pisciotto. Fantasticavo chissà quali avance in quell’ambiente degradato e solitario.

Dimenticai il mio povero corpo nudo al sole per un tempo che non riuscii a calcolare. Dopo mezzogiorno la spiaggia cominciò a spopolarsi. In quel posto, in effetti, eravamo soltanto io e lei.

Nel primo pomeriggio il suo corpo finalmente si mosse. La sconosciuta slacciò il reggiseno e lo ripose nel borsone insieme ad altre cose. Sentii il sangue picchiare forte alle tempie alla vista del seno prosperoso.

Con un balzo si drizzò in piedi, raccattò il telo da bagno e aprì il pareo per piegarlo e conservare entrambi nel borsone. Guardando il suo corpo nudo ebbi come un capogiro. Stropicciai gli occhi per essere certo di ciò che vedevo. No. Non poteva essere un trans! Troppo donna mi era sembrato.

La spiaggia ormai era deserta. Quella che io pensavo fosse una signora era invece un signore, il suo sesso in libertà fugava ogni mio ragionevole dubbio.

Il transessuale caricò con disinvoltura l’ombrellone aperto sulle sue spalle, lasciando solo la base ben piantata sulla spiaggia con accanto il borsone e due tacconi da vertigine. Entrò in acqua. Si allontanò lentamente dalla battigia camminando sul basso fondale mentre io volevo solo piangere.

Mi alzai anch’io. Il sole cominciava ad abbassarsi sul mare. Non so come feci a ritornare a casa.

“Ho visto una sirena -raccontavo con voce agitata in un attacco di logorrea al medico che mi visitava - no, era un uomo…s’immerse con l’ombrellone aperto in acqua…”

Percepivo la voce del dottore come un brusio lontano, come se avessi preso una sbornia.

“Dategli una tachipirina, se la febbre non si abbassa. - Diceva ai miei che lo interrogavano preoccupati. - Delira. È normale, con queste temperature, questa umidità e questo mare, è andato in ipertermia, ha solo preso cioè un colpo di calore. ”

La febbre si abbassò senza tachipirina. La magia di quell’avventura tuttavia rimase. Sampieri col suo fascino antico coniugava sapientemente fantasia e realtà, libertà e sesso, sotto un sole africano per chi, come me, si ostinava a guardare la vita con gli occhi ingenui di chi sogna ancora un mondo convenzionale.

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