Integratori, negli USA un genitore su due li dà ai propri figli

2022-08-20 16:11:03 By : Ms. xinchun He

Agnese Codignola 13 Maggio 2022 Nutrizione Commenti

Negli Stati Uniti circa il 50% dei genitori di bambini al di sotto dei dieci anni dà ai figli supplementi di qualche tipo per integrare la dieta. Questo il dato emerso da un’indagine condotta a livello nazionale dai pediatri del C.S. Mott Children’s Hospital dell’Università del Michigan, che porta alla luce una realtà per certi aspetti preoccupante: il ricorso massiccio agli integratori alimentari fino dalla più tenera età. 

Molti genitori (il 35%) sostengono che i figli siano schizzinosi (picky eaters), che non mangino abbastanza frutta e verdura (il 31%), e che non assumano calcio e minerali in quantità sufficiente (nel 13% dei casi) o abbastanza fibre (9%). Solo il 52% dei genitori ritiene che i propri figli abbiano un’alimentazione equilibrata e bilanciata, mentre il 58% pensa che sia difficile raggiungere questo obiettivo, e il 47% ritiene che sia molto dispendioso cercare di farlo.

Per quanto riguarda gli integratori, il 78% dei genitori dà ai bambini multivitaminici, il 45% probiotici, il 44% vitamine specifiche, il 25% sali minerali, il 22% omega-3. Circa uno su due, poi, afferma di dare regolarmente integratori ai figli, mentre il 33% vorrebbe farlo, ma non ci riesce. Inoltre, l’80% sceglie prodotti formulati per bambini, e solo il 43% afferma di averne parlato con il proprio pediatra.

C’è poi un dato che fa capire quanto le conoscenze sull’uso corretto degli integratori siano poco diffuse. Infatti anche i genitori che pensano di dare ai figli tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere sani attraverso la dieta, non rinunciano a somministrare integratori. E lo fanno in percentuali superiori rispetto agli altri, pari al 53%, contro il 51% di chi pensa ve ne sia una reale necessità. Questi genitori mostrano così di sottovalutare i rischi e di ignorare le reali indicazioni, essendo molto probabilmente vittime del marketing.

Conta poi anche il reddito. I genitori che ne hanno uno più elevato, superiore ai 100mila dollari all’anno, sono più inclini a integrare, mentre quelli che guadagnano 50mila dollari lo sono di meno: le percentuali sono, rispettivamente, del 57 e del 44%.  Infine, sulle decisioni dei genitori influiscono gli effetti collaterali, segnalati come molto importanti dall’87% dei genitori, seguiti dal fatto che siano o meno stati sperimentati specificamente sui bambini (85%), dall’esistenza di prove di efficacia sui più piccoli (82%) e dalla raccomandazione del pediatra (65%).  Poco meno di otto su dieci, infine, pensano che gli integratori dovrebbero essere regolati dalla Fda, e il 59% dichiara di ritenere il giudizio dell’agenzia molto importante.

Gli autori hanno commentato questi dati, partendo dalla premessa che si dovrebbe sempre tenere presente: il modo migliore e più consigliabile per assicurare a tutti, figli compresi, un’alimentazione bilanciata e sana è mettere in tavola cibi arcobaleno, cioè frutta e verdura di tante varietà, una quantità sufficiente di fibre, proteine e carboidrati e pochi zuccheri raffinati . Molti genitori sono preoccupati e pensano di non riuscire a fare abbastanza, per vari motivi. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, meno della metà di essi ne ha parlato seriamente con il proprio pediatra, e non si sa se ciò accada perché i medici non affrontano il tema dell’alimentazione, perché i genitori non pensano sia importante parlarne o per qualche altro motivo.

Per quanto riguarda la scelta del  migliore di integratore, i genitori si trovano a dover decidere cosa acquistare in un mercato che offre decine, se non centinaia di prodotti diversi che vantano tutti o quasi proprietà benefiche per la salute. Ma negli Stati Uniti, come in quasi tutti in paesi, gli integratori sono soggetti alle normative sugli alimenti, e non sono quindi sottoposti agli stessi controlli dei farmaci. Ciò comporta, tra l’altro, che non siano disponibili le stesse informazioni (per qualità, quantità e livello di dettaglio), neppure sui possibili rischi (per esempio da sovradosaggio). Da questo punto di vita, sarebbe auspicabile un’interazione molto più stringente con i pediatri, che possono indirizzare verso la scelta più appropriata per il singolo bambino, e consigliare i dosaggi più sicuri. Inoltre, possono aiutare i genitori a trovare nuove strategie per fornire ai figli una dieta equilibrata senza alcun bisogno di integratori, a meno che vi siano necessità specifiche.

Infine, gli autori sottolineano l’importanza di un’attenzione particolare da dedicare ai genitori meno abbienti, per aiutarli a prendere le decisioni migliori, se necessario anche con l’aiuto dei servizi sociali e dei sussidi per alimenti previsti per aiutare le fasce più deboli della popolazione.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock

Da 12 anni Ilfattoalimentare.it racconta cosa succede nel mondo dei supermercati, quali sono le insidie nelle etichette, pubblica le sentenze sulle pubblicità ingannevoli oltre che segnalare il lavoro delle lobby che operano contro gli interessi dei consumatori. In questi anni ci hanno sostenuto decine di aziende grandi e piccole con i loro banner e moltissimi lettori con le donazioni. Tutto ciò ha reso possibile la sopravvivenza di un sito indipendente senza un editore, senza conflitti di interesse e senza contributi pubblici. Il Fatto Alimentare dà l'accesso gratuito a tutti gli articoli e ai dossier. Questo è possibile grazie alle migliaia di lettori che ogni giorno ci leggono e ci permettono di sfiorare 20 milioni di visualizzazioni l'anno, senza farcire gli articoli con pubblicità invasive. Sostieni ilfattoalimentare ci vuole solo un minuto clicca qui. Se vuoi puoi anche sostenerci con un versamento mensile.

La Dieta mediterranea è stata dichiarata Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco il 16 novembre 2010 …

Dato che un po’ il mercato nordamericano l’ho bazzicato, mi permetto di aggiungere un mio commento. Per me il problema quella parte di mondo è molto complesso, poiché bisogna tenere conto che corrette nozioni sulla nutrizione non sono molto diffuse tra i consumatori, che i prodotti in circolazione sono quasi sempre eccessivamente lavorati e, quindi, additivati e che molto spesso le informazioni sui cibi non sono trasparenti, a causa della forza degli interessi delle lobby del settore.

Articolo e commento da incorniciare a presente e futura memoria…..

Cliccando su Iscriviti dichiari di aver letto e accettato l’informativa