Dopo la collaborazione con Converse, Stüssy ripropone un nuovo team up con Tekla, azienda con sede a Copenaghen e fondata nel 2017 che si occupa della produzione di prodotti dedicati al comfort tra le mura di casa.
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Partendo dal tessuto tessile, l’azienda danese realizza prodotti di design funzionale e di qualità con una prospettiva senza tempo, oltre le logiche dell’hype, e fatti per durare. Il risultato di questa nuova collaborazione tra Stüssy e Tekla è una capsule collection home-to-beach: una serie di item semplici e allo stesso tempo sofisticati, pensati per essere utilizzati sia a casa che al mare. Un pigiama, un set di lenzuola, asciugamani e teli da mare in due diverse colorazioni – blu oltremare e bianca a righe – compongono la collezione Stüssy & Tekla.
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La campagna è stata scattata dalla fotografa nata a Pechino e cresciuta tra Londra e New York, Sirui Ma. Il suo lavoro scava nella celebrazione dell’identità multiculturale in Occidente e esamina i temi della presenza e della rappresentazione, oltre a esplorare la bellezza che si trova nella banalità quotidiana con l’obiettivo di comunicare ciò che vede attraverso le immagini.
Il lancio della seconda collaborazione firmata Stüssy & Tekla è previsto per venerdì 17 giugno e sarà disponibile online su stüssy.com, su web store di Tekla, in alcuni chapter store Stüssy e presso Dover Street Market.
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Giugno è il mese in cui in molte città italiane e mondiali si celebra il Pride, sostenendo la lotta per i diritti della comunità LGBTQIA+. I brand si sono mossi con iniziative importanti e tra questi è in programma un iniziativa interessante pensata da Vans insieme ad alcuni fotografi internazionali. Il brand americano da tempo supporta le cause sociali legate in difesa delle discriminazioni, per questa occasione ha collaborato con la fotografa Sara Lorusso, i cui scatti saranno esposti dal 2 al 23 luglio negli spazi di Galleria d’Arte Spazionoto, nel cuore della località siciliana di Noto. La mostra prende il nome di “Together as Ourselves” e vedrà la partecipazione anche di altri nomi del panorama queer internazionale come Cori Amenta, Pedro Almodòvar, Francesco Ardini, Giuliano Cardella, Sauvage Decorateur, Giorgio Distefano, Markus Diyanto, Studio Elica, Daniele Fortuna, Bortusk Leer, Momo, Dario Nanì, Fabio Ricciardiello e Eva Robins.
Sara Lorusso non solo parteciperà alle iniziative del brand californiano con la mostra fotografica, ma ha contribuito partecipando alla realizzazione della OTW Pride Gallery Collection, in cui i temi della diversità e del coraggio sono espressi attraverso una selezione di suoi scatti della serie “love is love”. La scelta di Vans di collaborare con artisti diversi che utilizzano un linguaggio come quello di Sara Lorusso nasce dalla volontà di dare spazio a storie di artisti e ai loro diversi sguardi sul mondo. Un concetto chiave e centrale del Pride Month. Gli scatti esposti a Noto mostreranno le sfumature dell’individualità, per un racconto inclusivo e di amore universale.
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Ogni volta che si chiude il lucchetto della bicicletta non si sa se quell’azione ci darà la sicurezza di poter stare tranquilli, di aver messo in salvo ciò che è nostro, ma che al ritorno potrebbe essere sparito, smontato con cura, lasciando appeso al palo che fino a poco prima ci sembrava un porto sicuro solo una catena colorata. In Catene è il profilo protagonista questa settimana di All for the Gram ed è un progetto fotografico malinconico, forse triste, che rappresenta con una semplice immagine il concetto di inutilità, della beffa.
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È il fotografo Matteo Pinna a curare questa raccolta di fotografie, seriali nella ripetizione insistente dei soggetti, che raccontano però molte varianti di una stessa storia, luoghi e motivi diversi per giustificare l’assenza del vero protagonista di quello scatto. Il punto di vista è quasi sempre dall’alto, da una prospettiva che potremmo individuare come quella della persona che si è appena trovata davanti a quella scena. Le catene sono arrotolate a cartelli stradali, lampioni o qualunque cosa di ferro fissata al cemento, una due o tre giri di sicurezza, che rimangono solo belle spirali sull’asfalto. L’ultimo gesto estremo per salvare quel senso di tristezza che provocano tutti quei lucchetti chiusi, potrebbe essere pensare che almeno è rimasta pur sempre una chiave che le toglierà da quel palo, da quell’albero, non prima però di essere state raccolte nel profilo di In Catene.
Un mondo senza “quando avevo la tua età era diverso”, senza “i giovani d’oggi non valgono nulla”, un mondo i cui quindi non esiste “adultsplanning” e i bambini sembrano poter fare tutto in totale autonomia. Questo è il paesaggio rappresentato in fotografia da Julie Blackmon, artista americana legata ai temi della famiglia e alla vita nei piccoli centri abitati. Gli scatti sono una satira sociale, mascherata all’interno di scene quotidiane in cui i bambini sono i veri protagonisti, per non dire gli unici. Tutti i dettagli rappresentati sono simbolici, così come la disposizione dei soggetti, ispirata alle scene dipinte dai pittori fiamminghi del XVII secolo. L’obiettivo di Julie Blackmon è quello di rappresentare il contesto delle piccole comunità americane, tracciando i sogni promossi dal modello americano.
Una caratteristica dei bambini di Julie Blackmon è il loro totale distacco da qualunque elemento legato alla tecnologia contemporanea. Si trovano così a giocare “come ai vecchi tempi”, pitturando con i gessetti il vialetto di casa, o nella piscina costruita artigianalmente nel proprio cortile. Di ispirazione per la visione della fotografa c’è il contesto delle famiglie numerose, essendo lei stessa la maggiore di nove fratelli. Così facendo ripercorre i ricordi e ciò che più in generale influenza l’infanzia, fatta di paesaggi e elementi che modellano il nostro modo di pensare anche da adulti, quelli che Julie non vuole rappresentare, lasciando volutamente la sensazione di un mondo in cui tutto è sconnesso.
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