Malizia a Palazzo. La più grande rissa dell'NBA - Basket World Life

2021-11-23 06:47:37 By : Mr. Sancho Wang

È il 19 novembre 2004, e al Palace of Auburn Hills, Michigan, si sta svolgendo il match NBA tra Indiana Pacers e Detroit Pistons. Mancano meno di 50 secondi alla fine di una partita praticamente già decisa quando Ben Wallace riceve palla con le spalle al canestro; il centro dei Pistons prova un gioco, in questo caso un tiro di mano, ma nel momento di andare a canestro viene spinto da Ron Artest. Il punteggio dice 97-82 in favore dei Pacers, il cronometro segna 45″9 alla fine quando il pallone si spegne; nessuno lo sa ancora, ma quel contatto tra Wallace e Artest ha appena dato il via al "peggior combattimento nella storia della NBA".

Signore e signori, ecco la storia della famigerata “Malizia a Palazzo”.

La leggenda narra che Artest, all'inizio del gioco, avesse promesso a Wallace che prima o poi sarebbe stato colpito. Quella spinta maliziosa dietro la testa arriva come promesso, ma probabilmente Artest non avrebbe mai immaginato che quel gesto avrebbe dato inizio a qualcosa che la NBA, senza orgoglio, non dimenticherà mai. È altrettanto probabile che nemmeno Wallace, partito quarto per restituire il "favore" ad Artest con due mani in faccia, fosse consapevole che sarebbe diventato il protagonista del fallo di reazione con le maggiori conseguenze di tutta la storia del pallacanestro.

Perché non appena Wallace spinge Artest, la rissa divampa come un fiammifero lanciato per terra in un bosco quando non c'è l'estintore in giro (cioè mai). In pochi secondi le maglie biancoverdi si accumulano in un groviglio di persone indistinte in cui l'una strattona l'altra e viceversa mentre una terza, e poi una quarta, e poi una quinta fino a coinvolgere a pieno le due squadre si getta nella mischia.

Passando da sotto canestro alle panchine, ai bordi che separano il rettangolo di gioco e le prime file degli spalti, dove un tifoso poco furbo, alias John Green, lancia ad Artest un bicchiere di plastica pieno di Coca-Cola il suo petto. I tentativi che arbitri, allenatori e dirigenti hanno fatto finora per cercare di calmare le acque vengono annullati da un gesto inutile capace di riaccendere la miccia in un incendio ancora non del tutto spento, con conseguenze anche peggiori della spugna gettata da Wallace in direzione di Artes.

Dopo aver lanciato il bicchiere, Artest perde l'ultimo briciolo di calma che gli è rimasto e si getta verso il pubblico, in questo caso verso lo sfortunato Michael Ryan, credendolo erroneamente colpevole del lancio del bicchiere. La bagarre si sposta quindi sugli spalti ed entrano in partita anche vari tifosi, in una colluttazione ormai indistinto tra pubblico, professionisti e giocatori.

Come nel pugilato, ora passiamo al tiro. Il terzo dopo gli scontri in campo e sugli spalti è quello che coinvolge ancora Artest, ormai inarrestabile, con altri due tifosi, Alvin Shackleford e Charlie Haddad, che inseguono il cestista sugli spalti, ma con scarso successo: il primo rimedia un pugno di Artest mentre l'altro, nel tentativo di difendere il "collega", cade a terra con Artest e poi riceve alcuni pugni da Anthony Johnson e Jermaine O'Neal.

Quest'ultimo dirà poi che questo Haddad non era un nome nuovo per la sicurezza, colpevole di aver più volte minacciato di non aspettare di litigare con alcuni giocatori al solo scopo di ricevere un compenso. Già, ma la sicurezza in tutto questo? L'aggettivo giusto è "impotente", visto che i dipendenti si trovano a gestire una situazione mai nemmeno immaginata: un conto è sedare risse tra alcuni tifosi, un altro per sedare gli animi di una rissa che coinvolge direttamente i cestisti sugli spalti. Ovviamente l'atmosfera di festa si è ormai persa, sugli spalti, nei luoghi più lontani, regna il panico mentre i bambini piangono e i genitori scappano con i piccoli per mano nel tentativo di non invischiarsi in (ulteriori) spiacevoli situazioni.

Anche Larry Brown, allenatore dei Pistons, si aggrappa a un microfono nel tentativo di calmare la situazione, solo per rendersi conto di non avere la minima possibilità di farcela prima di gettare, avvilito, il microfono a terra. Dall'altoparlante, però, l'oratore chiede al pubblico di andarsene, con la polizia che riesce ad entrare nell'arena minacciando l'arresto per chi non si è ancora tolto di mezzo. A delineare tutto questo, i fischi che accompagnano i giocatori ospiti scortati negli spogliatoi.

Anche fuori dal campo non mancano i momenti di tensione, con altri litigi prima che gli ospiti possano nascondere Artest sul bus. Chuck Person, allenatore Pacers, agghiacciante: "Mi sentivo come se fossi intrappolato in una scena di gladiatori in cui i fan erano i leoni e stavamo solo cercando di scappare per salvare la nostra sicurezza. È così che ci siamo sentiti, come in una situazione di vicolo cieco, in cui dovevi lottare per uscirne”.

Nove passanti feriti e due portati in ospedale. Questo il bollettino di quella serata di cinema, una serata destinata non solo a fare la storia, ma anche ad avere notevoli conseguenze penali. Con ripercussioni anche sui portafogli dei giocatori, oltre che a livello civile. Chi pagherà di più, ovviamente, sarà Ron Artest: quasi cinque milioni di dollari di stipendio perso ed esclusione dal campionato per il resto della stagione a livello sportivo, mentre su quello criminale arriverà un anno di libertà vigilata, 60 ore di servizio alla comunità, una terapia multa e obbligatoria per la gestione della rabbia.

In questo sarà accompagnato dai compagni di squadra Stephen Jackson, Jermaine O'Neal, Anthony Johnson e David Harrison: tutti loro saranno costretti alle stesse punizioni di Artest (tranne Johnson, che otterrà 100 ore al servizio della comunità) . anche loro, chi più chi meno, parte degli stipendi e qualche partita di squalifica. Tra i Pistons, invece, le sanzioni saranno meno severe e assenti dal punto di vista legale, con multe e squalifiche molto più contenute. Ci saranno anche sanzioni per il pubblico: John Ackerman, John Green, Bryant Jackson, William Paulson e David Wallace, fratello di Ben Wallace, saranno accusati di aggressione e a tutti loro sarà vietato prendere parte alle partite dei Pistons. Insomma: una brutta pagina, ma una pagina di storia.

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